felicità in azienda

Alla ricerca della felicità: il nuovo ruolo dei lavoratori e delle imprese

 

Ultimamente abbiamo parlato più di una volta del tema delle grandi dimissioni e della necessità da parte delle aziende di mettere in campo strumenti concreti per contrastare il fenomeno.

Tutto questo deriva da un effettivo cambiamento della percezione del mondo del lavoro che andremo ad analizzare nell’intervista al CEO di Happily, Gianluca Caffaratti.

 

Le domande qui di seguito sono già state affrontate in precedenza durante un webinar online in collaborazione con Pack e, considerata l’importanza dell’argomento, abbiamo pensato di riportarle qui di seguito.

 

 

Come è cambiato il ruolo dei singoli dipendenti negli ultimi anni?

 

Possiamo dire che dopo il periodo del lockdown il focus si sia totalmente spostato in un’altra direzione. I giovani, forse proprio per definizione, sono sempre stati attratti dal nuovo, sono curiosi, in cerca di stimoli e di nuove prospettive, e forse è anche per questo che molti hanno scelto di trasferirsi all’estero.

La pandemia, a mio avviso, però, ha dato un’inversione di rotta sotto certi aspetti. Prima i giovani erano attratti da città come Milano, dalle aziende con un nome solido, ma credo che questi aspetti, dopo il periodo che abbiamo vissuto, siano cambiati.

 

Ho visto molti ragazzi rientrare da Milano o dalle grandi città, per tornare a casa, con la possibilità di lavorare in smart working, ma soprattutto ho visto i giovani non accontentarsi più di ciò che hanno, ma cercare di migliorare il proprio contesto lavorativo, che di conseguenza va a modificare quello della propria vita personale.

I dipendenti non si accontentano più: cercano un’azienda in linea con i propri valori, che metta il dipendente al centro e che ascolti i suoi bisogni.

 

Le prospettive sono cambiate per tutti, alcuni si sono trovati in mezzo al cambiamento, altri si sono affacciati al mondo del lavoro quando questo era appena cambiato.

Per alcuni sembra strano lavorare in smart working, essendo stati abituati a recarsi tutti i giorni in ufficio, mentre altri, chiedono direttamente come si muova l’azienda in questo senso in fase di colloquio.

A mio avviso, è questo che cercano i giovani: un’azienda che non solo dia loro uno stipendio adeguato ed in linea con le loro responsabilità e mansioni, ma anche un’impresa che faccia qualcosa di più, che vada oltre e che sia attenta al singolo.

 

Possiamo dire che il periodo della pandemia ha quindi mischiato le carte e di conseguenza le priorità di ogni lavoratore; per questo, a mio avviso, stiamo vivendo il periodo delle grandi dimissioni, specialmente tra i giovani, che si sentono decisi e motivati a ricercare il meglio per sé stessi.

 

 

Come possiamo avere dei lavoratori felici in azienda?

 

Avere dei lavoratori felici è l’ingrediente segreto per ogni azienda, è il fulcro di tutto. Un dipendente felice lavora meglio, più serenamente ed aiuta a creare un ambiente di lavoro positivo, di conseguenza, come un effetto domino, si può avere un’intera azienda felice.

In questo modo si ha un maggior lavoro di squadra e un maggior senso di appartenenza.

 

Dobbiamo ricordare che ahimè passiamo la maggior parte delle nostre giornate a lavoro, di conseguenza, lavorare in maniera serena aiuta non solo la nostra vita lavorativa, ma anche tutto il resto.

Basta immaginare un lavoratore che va dalla famiglia dopo aver affrontato una giornata serena e felice, oppure una piena di discussioni e malumori. Certamente, il suo umore sarà diverso anche a casa!

Le giornate dure e difficili ci sono per tutti, ma il compito dell’azienda è fare in modo che queste siano il meno possibile.

 

Cosa fare per rendere un lavoratore felice? Diciamo che ci sono varie soluzioni e attività.

Si può pensare di incentivare lo smart working, di dare benefit aziendali, di introdurre un orario flessibile, di dare maggiori responsabilità, di organizzare giornate di team building incentivando il lavoro di squadra, o banalmente di introdurre una macchinetta del caffè in ufficio.

Le soluzioni, a mio avviso, sono moltissime, ma possiamo riassumere il tutto in una sola frase: ascoltare i lavoratori.

 

La vera forza nell’avere in azienda un lavoratore felice è proprio il fatto di ascoltarlo per capire quali possano essere le sue esigenze, specialmente perché non tutti siamo uguali.

Per fare un esempio, un datore di lavoro, pensando di far cosa gradita, potrebbe dire ad un dipendente di lavorare un giorno in più alla settimana in smart working, ma magari questo preferirebbe venire in ufficio.

Allo stesso modo, si potrebbe pensare di incentivare un dipendente dandogli maggiori responsabilità, ma non è detto che questo ne sia realmente felice.

L’ascolto è la chiave di tutto.

 

 

Come possiamo “misurare” la loro felicità?

 

Sicuramente ci sono varie metodologie per “misurare” il benessere aziendale all’interno di un’impresa, ma a mio avviso, quello che rimane il parametro migliore, è il sorriso delle persone o banalmente, un loro messaggio o una loro parola.

 

Noi, in azienda, organizziamo periodicamente dei colloqui individuali, affinchè ciascun lavoratore possa esprimere le proprie opinioni a 360 sul proprio lavoro ed è proprio qui, che cerchiamo di introdurre maggiormente l’aspetto del benessere. Sono le loro parole il nostro strumento migliore.

 

Sicuramente, lo sappiamo perfettamente, non tutto ciò che si vuole dire purtroppo riesce ad essere detto in queste circostanze. Solitamente se un dipendente vuole dire 10, dirà un 6/7, ma è già un grande punto di partenza. In alternativa a questo, utilizziamo questionari anonimi, che lasciano un margine di libertà di espressione ancora maggiore.

Mettendo il lavoratore in una posizione in cui può esprimersi liberamente, cerchiamo di capire cosa poter fare per soddisfare al meglio le sue esigenze.

 

Non parliamo quindi solamente di ascolto, ma anche di fiducia, altro caposaldo di un’azienda felice.

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