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Recommerce: di che cosa si tratta e a cosa dobbiamo la sua popolarità

Dalla moda all’elettronica, sempre più spesso vediamo nascere nuove applicazioni o nuovi siti per acquistare o vendere oggetti usati: è proprio questo il recommerce.

Non importa di cosa si tratti, basta che siano beni di seconda mano, e possiamo parlare di reverse commerce o re-ecommerce, ovvero commercio inverso, il nuovo trend del 2023.

 

 

Cosa è il recommerce?

 

Si tratta di un fenomeno già esistente da diverso tempo, ma che si sta intensificando giorno dopo giorno e che prevede un modello di business dove è l’acquirente stesso a rivendere un prodotto già acquistato in passato.

Questo meccanismo è nato qualche anno fa in India e negli Stati Uniti ed inizialmente vedeva come protagonisti soprattutto i prodotti di elettronica.

Le prime società che sono riuscite ad affermarsi, rispetto a Ebay o Facebook, sono proprio quelle che hanno deciso di dare vita ad un nuovo modello di business in cui ad acquistare il prodotto è direttamente la società di recommerce che successivamente lo ripara e riconfeziona, ne valuta un prezzo e lo rimette in vendita. Stiamo parlando di Bundli (India), Gazelle (USA) e reBuy (Europa) che si sono differenziate in quanto l’utente che mette in vendita l’oggetto riceve subito il denaro senza doversi preoccupare di tutte le dinamiche con l’acquirente.

 

È proprio da queste basi che con gli anni il settore del recommerce si è ampliato e diversificato, fino ad arrivare a vere e proprie applicazioni che vediamo pubblicizzate quotidianamente in televisione.

 

 

Di che numeri parliamo?

 

Secondo l’Osservatorio Second Hand Economy 2021 di Subito.it, solo nel 2021 sono stati quasi 23 milioni gli italiani che hanno acquistato un prodotto usato, ovvero un 52% del totale.

Questo mercato, sempre nello stesso anno, ha generato un valore di 24 miliardi di euro, pari all’1,4% del pil nazionale.

 

Le motivazioni legate a questo successo sono diverse, in primis l’affermazione continua degli ecommerce che si pongono come soluzione allo shopping che eravamo abituati a fare, complice di questa accelerazione è certamente stata la pandemia.

Ad oggi, secondo un report della piattaforma Shopify, entro la fine del 2023 le vendite online nel mondo aumenteranno del 276.9%, un numero a dir poco impressionante.

 

 

Recommerce e sostenibilità

 

Quello che muove una scelta simile, ovvero quella di affidarsi al recommerce, non è solamente un concetto legato alla comodità o a prezzi più abbordabili. Sono proprio i giovani, infatti, a prendere questa direzione per un concetto legato alla sostenibilità, procedendo con una nuova idea di shopping più consapevole e che abbia un minore impatto sull’ambiente.

 

Secondo il report “Mercato dell’usato in accelerazione”, realizzato da Boston Consulting Group e Vestiaire Collective, rispetto al 2020 il mercato in questo settore si è triplicato, portando ad un 40% di persone che acquistano attraverso il recommerce per agire in un’ottica più sostenibile.

 

Purtroppo, sono sempre più comuni le foto o i dati relativi alle catene di fast fashion, che hanno un costo ambientale enorme e che si stima causino il 10% del totale delle emissioni globali di carbonio e, in relazione a alla cosiddetta “moda veloce”, la quantità di indumenti acquistati dell’Unione Europe per persona è aumentata del 40% legandosi ad un repentino calo di prezzi.

 

È proprio di fronte a questi dati, che ci troviamo quotidianamente di fronte ad una scelta: quella di acquistare in maniera consapevole e responsabile che, molto spesso, viene concretizzata nel fatto di affidarsi al recommerce o, comunque, ad acquisti di seconda mano.

 

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