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L’inclusività come responsabilità delle imprese di welfare aziendale

Sempre più spesso sentiamo parlare di Diversity Management in azienda e sono molte le realtà che hanno iniziato ad adottare delle politiche che favoriscano l’inclusione all’interno delle imprese.

Per quanto sarebbe bello poter dare per scontati molti degli aspetti che andremo a menzionare di seguito, va sempre ricordato che le aziende hanno il dovere di portare con sé un bagaglio di responsabilità che va a rispecchiarsi anche nel contesto dell’inclusività.

 

Ciascun’impresa, infatti, dovrebbe farsi carico dei propri doveri nei confronti della società, ed agire in maniera sostenibile, non soltanto nei confronti dell’ambiente, ma anche nei confronti delle persone.

Dovrebbe quindi essere “per tutti”, e prestare attenzione e rispetto alle risorse, al loro background, al loro genere, alla loro religione, alla loro etnia o al loro orientamento sessuale.

 

Ogni realtà dovrebbe impegnarsi affinchè non ci debba più essere la necessità di trattare questi argomenti, affinchè possano apparire come ovvi, scontati e banali.

 

 

Inclusività e welfare aziendale

 

Vi sono alcune imprese, però, che hanno sposato fin dalla loro nascita una causa per cui non possono tirarsi indietro difronte a certe tematiche: quelle che trattano argomenti come il welfare aziendale.

Il welfare aziendale, viene inteso come benessere verso le persone e le loro famiglie ed è per questo che già di per sé si avvicina ad un concetto di sostenibilità sociale e inclusiva.

 

Per queste ragioni, a nostro avviso, sono queste le realtà che si devono impegnare maggiormente e che devono essere un esempio positivo.

 

Sono proprio le aziende che si propongono come inclusive, e che vanno ad approfondire il benessere organizzativo delle imprese, o ad analizzare il clima aziendale, devono rispettare alcuni parametri ed essere portavoce dell’inclusività.

 

Non sempre, però, questo accade, e per quanto la persona possa essere il fulcro di un’impresa, sono diverse le situazioni per cui questa si vede allontanata. Le motivazioni possono essere diverse: una tra queste può essere quella di aver creato una famiglia. Possiamo affermare che, infatti, non sempre gli aspetti inclusivi di un’impresa si manifestano in maniera concreta e positiva nei confronti della genitorialità.

 

Si tratta di uno dei tanti esempi che possiamo toccare con mano in cui questo principio non viene messo in primo piano, ma sono moltissimi i casi in cui questo può avvenire.

Siamo in un mondo in continuo cambiamento, che vive quotidianamente di sviluppi e di innovazione, proprio per questo, non sono più le persone a doversi adattare alle imprese, ma sono queste ultime a doversi plasmare nei confronti dei propri lavoratori.

 

È l’azienda che deve rendersi “per tutti” affinchè ciascun individuo possa sentirsi accolto, compreso, valorizzato anche per ciò che lo contraddistingue che, molte volte, non solo può essere un punto di forza per la persona stessa, ma anche per l’impresa.

 

 

Happily srl sceglie, ancora una volta, l’inclusività

 

Alla luce di quanto detto, per rendersi più inclusiva anche per quanto riguarda la propria immagine aziendale, Happily srl ha deciso di fare un piccolo grande passo: quello di modificare il proprio logo e di conseguenza la propria immagine aziendale.

Molti potranno pensare che questo sia poco inerente con il concetto più concreto dell’inclusività, ma si tratta comunque di un cambiamento che rispecchia maggiormente la vera essenza dell’azienda.

 

Fino a questo momento, Happily srl veniva rappresentata all’interno del proprio logo attraverso la raffigurazione di un uomo, in giacca e cravatta, che saltava felice.

Certo, questo aspetto di felicità già viene esplicitato nel nome stesso “Happily” dell’impresa, ma si proponeva in maniera limitata e poco inclusiva, per quanto riguarda la sua rappresentazione.

 

“Happily è molto di più di un signore in giacca e cravatta! Happily può essere un uomo, una giovane ragazza, una donna incinta, può indossare la cravatta, le scarpe da ginnastica o la t-shirt. In Happily puoi essere chi vuoi, puoi crescere e cambiare, ma verrai sempre accolto e valorizzato per ciò che sei.”, ha detto Gianluca Caffaratti, CEO di Happily srl.

 

Molte volte, il fatto di cambiare il proprio logo dopo poco tempo dalla nascita dell’impresa può risultare rischioso, in quanto si faccia fatica poi a riconoscere l’impresa. Happily srl, però, dopo cinque anni di attività, ha scelto di cambiare.

 

Siamo cresciuti tanto in questi anni, siamo presenti in tutte le regioni e abbiamo circa mille clienti sul territorio nazionale. Le persone che vorranno, ci riconosceranno e condivideranno con noi questo cambiamento, volto all’inclusione, all’accettazione e all’accessibilità. Vogliamo essere un porto sicuro, sia per chi sceglie di lavorare con noi, sia per chi voglia usufruire dei nostri servizi. Essere inclusivi non è una scelta, specialmente per chi tratta tematiche come il welfare aziendale, ma una presa di posizione che, a nostro avviso, può essere percepita anche dal nostro logo”, ha continuato il Dottor Caffaratti.

 

E’ con estremo entusiasmo, quindi, che Happily srl, Società Benefit genovese, nata nel 2017, ha scelto di fare un salto, con la speranza di poter atterrare in tutte le aziende, specialmente in quelle che trattano tematiche come il welfare aziendale.

 

È proprio lì che vuole arrivare, per ricordare che, dal momento in cui sia stata creata l’impresa, o si abbia scelto di lavorare al proprio interno, sia stata fatta una scelta: quella dell’inclusività.

 

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