i fringe benefit volano a 3.000 euro per il 2022!

Con il Decreto Aiuti Quater, che va a integrare il precedente intervento fatto dal Governo Draghi, la soglia di defiscalizzazione dei fringe benefit passa da 600 a 3.000 euro per l’anno 2022.

 

Considerato che a Gennaio di questo stesso anno, la soglia era quella prevista dal TUIR risultava 258 euro, possiamo dire che questa sia stata aumentata di oltre dieci volte.

 

Con questa manovra, sicuramente il pensiero sarà stato quello di andare a supportare ulteriormente i lavoratori che usufruiscono del welfare aziendale, aumentando il loro potere d’acquisto e garantendo acquisti immediati di buoni spesa, buoni benzina, o buoni shopping.

 

 

Siamo davvero sicuri che questo sia stato un intervento positivo?

 

 

Per il momento sembra si tratti di una situazione temporanea che vada ad ultimarsi con il finire di quest’anno, ma sicuramente l’impatto che avrà nei confronti dei dipendenti che ne usufruiscono, dell’azienda, e di tutto il territorio, sarà notevole.

 

Le imprese che hanno scelto o che comunque hanno dovuto ricorrere all’attivazione di una piattaforma di welfare aziendale, avevano previsto una spesa del credito che andasse a supportare i propri lavoratori dal punto di vista della salute, del benessere, della famiglia e della previdenza integrativa.

 

I servizi che erano stati messi in campo erano differenti: rimborsi dei trasporti pubblici, delle spese scolastiche o di badanti e baby sitter, viaggi, corsi, tempo libero, spese mediche e tanto altro.

 

Tutti questi servizi, purtroppo, con questa nuova proposta di modifica, andranno a limitarsi tutti in una stessa categoria: quella delle gift card.

 

È facile che i lavoratori, avendo una maggiore spendibilità nella categoria fringe, prediligano l’acquisto digitale e immediato di buoni shopping, andando ad escludere tutti gli altri servizi offerti da un piano welfare.

 

 

La perdita di valore sul territorio

 

 

Non siamo certi che questo possa portare una svolta positiva, proprio perché questa decisione difficilmente andrà a favorire l’economia del territorio e delle attività locali, che anzi sembrano essere escluse da questo cambiamento.

 

Quello che era il punto di forza e di valore dell’adottare un piano di welfare aziendale, va quindi a perdersi, per essere sostituito dalle grandi marche delle gift card e perdendo il focus sul proprio valore sociale.

 

Di fronte a tutto ciò, però, non solamente sarà il lavoratore a fare scelte differente e mirate all’interno della categoria fringe, ma sarà anche l’azienda stessa a prediligere piani welfare meno articolati, mettendo in secondo piano tutto quello che è il vero “secondo welfare”.

 

A nostro avviso, la possibilità di avere una spendibilità fringe è certamente un’occasione che deve essere data alle risorse all’interno di un’azienda, ma deve essere in primis limitata ad una soglia inferiore.

 

Amazon o Q8 non hanno bisogno di ulteriore supporto da parte delle imprese per incrementare il proprio business, ma crediamo che la cartoleria sotto casa, dove vi è la possibilità di portare i libri scolastici a rimborso, ne abbia sicuramente più bisogno.

 

Secondariamente, riteniamo che queste considerazioni debbano essere fatte in un’ottica temporale più ampia, che non si limiti a qualche mese allo scadere dell’anno in corso.

 

Vi immaginate cosa significherebbe dare la possibilità di spendere 3.000 euro nella categoria fringe per qualche mese, e poi dover tornare ai 258 euro iniziali?

 

Forse noi non vogliamo nemmeno pensarci.

 

Vorremmo soltanto che il welfare aziendale tornasse ad avere il valore territoriale che lo contraddistingue e che fosse uno strumento necessario per tutti i lavoratori, ma anche per l’ambiente in cui vivono.

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